Cosa significa Internet delle cose

Una rivoluzione ormai alle porte, dovremo essere consumatori attenti per sfruttare queste nuove tecnologie cercando di evitare i risvolti negativi…

cosa significa il termine Internet delle cose

Il settore tecnologico è senza ombra di dubbio quello che ha vissuto nell’ultimo decennio e che sta attualmente vivendo il più grande progresso di sempre. Nessun altro settore può vantare le tantissime novità che ogni mese, se non addirittura ogni settimana, vengono presentate dalle aziende tecnologiche attive in tutto il mondo.

L’evoluzione tecnologica ha aperto nuovi scenari, portando non solo a dispositivi sempre più avanzati ma creando anche nuove necessità degli utenti: ciò che fino a qualche anno fa era impensabile è divenuto oggi non solo possibile, ma addirittura necessario.

Fra le espressioni più in voga del momento non si può assolutamente dimenticare Internet of things, ovvero l’Internet delle cose. Questa è un’espressione molto intuitiva, che non ha bisogno di tante spiegazioni e che indica la direzione della ricerca e del progresso su cui si sta concentrando nell’ultimo periodo il mondo della tecnologia.

L’obiettivo delle aziende tecnologiche sembra essere quello di tecnologizzare tutti gli aspetti della nostra vita, trasformando oggetti di uso quotidiano in strumenti hi-tech. Lasciando da parte il settore delle comunicazioni dal momento che smartphone e tablet sono ormai una realtà affermata e scontata, basti pensare alla rivoluzione che ha vissuto il mondo del fitness, con l’introduzione in commercio di dispositivi tecnologici per analizzare le prestazioni sportive, per studiare le abitudini di allenamento e per ricevere consigli al fine di migliorare le sessioni di training.

La domanda cruciale a questo punto è: possiamo davvero fidarci di questa innovazione? E’ inutile negarlo: i timori riguardo l’Internet delle cose sono svariati, in particolare si teme per la propria privacy. Chiamare in causa la tecnologia in ogni aspetto della nostra vita significa anche sottoporre ad analisi un quantitativo sempre maggiore di informazioni personali, con la speranza che esse vengano utilizzate in modo adeguato dai device a cui diamo la nostra fiducia (quindi alle aziende produttrici di tali dispositivi hi-tech).

La sicurezza dei dispositivi dell’Internet of things risiede nella loro programmazione, ovvero nel codice del software che controlla tutte le loro funzioni. Sono in tanti a chiedere una maggiore apertura da parte delle aziende a rendere i codici dei prodotti open source, affermando che questa scelta consentirebbe di analizzare il codice, aumentando la trasparenza del prodotto e garantendo un corretto utilizzo delle informazioni sensibili degli utenti da parte delle aziende.

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Non stupisce affatto che i produttori non siano d’accordo ed effettivamente hanno le loro giuste ragioni per opporsi alla richiesta di rendere tutto open source. In primis, i produttori temono che la concorrenza possa approfittare, in modo non lecito, dei software dei device e questa evenienza sembra essere più che probabile.

A questo si aggiunge anche il timore di possibili modifiche al software da parte degli utenti: se gli utenti avessero la possibilità di modificare il codice a proprio piacimento potrebbero apportare non solo miglioramenti al prodotto, ma anche modifiche non consone che minerebbero l’idea di base del device e che permetterebbero di far svolgere a questo operazioni non previste, anche con il rischio di dar vita ad un dispositivo pericoloso.

Bisogna aver fiducia dei nuovi dispositivi tecnologici attualmente in commercio e di quelli che saranno presentati nei prossimi anni, ma soprattutto bisogna aver fiducia negli sviluppatori che lavorano a questi progetti e anche nei consumatori finali per cui questi prodotti sono stati pensati.

Il 23 Ottobre si terrà a Milano l’importante convegno InnovaFiducia, che tra i tanti temi tratterà anche quello dell’Internet of things, con l’obiettivo di gettare le basi di un futuro dialogo tra aziende produttrici, sviluppatori e consumatori. Solo con un accordo fra queste tre parti (e rispettato da tutte e tre le parti) l’Internet delle cose potrà continuare a crescere e ad affermarsi.

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