La rete fa parte della nostra vita e con l’avvento degli smartphone questo è diventato ancora più evidente. Ormai non passa giorno in cui non si faccia almeno una ricerca in rete o non si scambino informazioni, che possono essere semplice testo o immagini e video, con i propri contatti, usufruendo di Internet. Ma tutto questo cosa comporta per il semplice utente?
Il prezzo da pagare per questa connessione, che ci mette in relazione potenzialmente ed effettivamente ad utenti in qualsiasi parte del mondo, è concedere una parte della nostra privacy. L’intromissione nella privacy è più o meno significativa a seconda delle scelte del singolo utente, delle operazioni che lo stesso esegue in rete e delle scelte delle aziende in merito al trattamento dei dati.
E’ proprio quest’ultimo punto che diviene spesso oggetto di dibattito: fino a che punto le aziende che operano nel settore della tecnologia hanno il diritto di poter gestire i dati degli utenti come meglio credono? E fino a che punto gli utenti hanno il diritto di chiedere il pieno anonimato alla navigazione in rete e nell’utilizzo delle applicazioni fornite dalle diverse società?
Sono temi questi di un’attualità disarmante e spinosi da trattare. Si parla sempre più spesso di violazione della privacy, anche se talvolta questa violazione viene concessa ed autorizzata dagli stessi utenti, i quali decidono di offrire, più o meno consciamente, le proprie informazioni, autorizzando i fornitori di servizi ad utilizzarle a loro piacimento per scopi di analisi e per fini commerciali.
Quando si parla di privacy e di dati personali, la prima azienda che a molti viene in mente è Google. Il motivo alla base di questa connessione mentale è semplice: Google, oltre ad avere il motore di ricerca più utilizzato al mondo, offre agli utenti una vasta gamma di servizi, dagli indirizzi mail allo spazio di archiviazione online, per non parlare dell’ottimo servizio Google Maps.
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Con il motore di ricerca e con tutti i servizi proposti, Google è oggi l’azienda del settore tecnologia che gestisce la mole più grande di dati degli utenti. Per poter usufruire al meglio dei servizi, per poterli personalizzare e per poterli utilizzare in modo più veloce, Google consiglia la creazione di un account.
La forza di Google sta nell’aver offerto agli utenti la possibilità di usufruire, con un solo account, di tutti i servizi sviluppati. In questo modo l’utente ha un’esperienza di utilizzo ottimale e Google riesce a gestire con più semplicità i dati, sincronizzando le attività dello stesso account sui diversi servizi.
Per avere un’idea di ciò che Google conosce basta recarsi sulla Dashboard dell’account. Raggiunta la dashboard, a colpo d’occhio si può avere una stima dei tantissimi dati che sono tenuti in memoria, molti dei quali sono utili per velocizzare le successive navigazioni, ma che rischiano anche di rendere inesistente la privacy. Non è un caso che, ultimamente, la stessa UE ha condannato gli Stati Uniti sulla privacy.
Come accennato all’inizio di questo approfondimento sul tema della privacy online, il prezzo da pagare per la connessione e per esperienze di navigazione e di utilizzo delle applicazioni velocizzate e personalizzate è parte delle proprie informazioni personali.
Il problema non risiede tanto nel fatto che Google o che altre aziende serie ed affidabili del settore dispongano di queste informazioni sensibili. Il problema sorge se persone malintenzionate dovessero entrare in possesso di queste informazioni.
Avere tanti dati sensibili legati all’account personale Google, ad esempio, mette a rischio la sicurezza delle informazioni nel caso in cui un malintenzionato riuscisse a scoprire le credenziali di accesso dell’account e ad entrare in possesso dello stesso.
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Buona parte degli attacchi informatici sono oggi volti non direttamente al furto del denaro, ma al furto delle informazioni, da utilizzare come merce di scambio per ottenere qualcosa in cambio dalla vittima, nella maggior parte dei casi somme di denaro. Uno degli attacchi personali più gravi è il furto d’identità, talmente grave che in passato abbiamo scritto un articolo specifico: come prevenire i furti d’identità.
E’ impensabile d’altra parte cercare di trovare delle strategie per navigare in rete e per usufruire delle applicazioni nel completo anonimato. Il completo anonimato in rete non esiste e non potrebbe comunque esistere allo stato attuale delle cose. Il consiglio migliore per chi vuole proteggere le proprie informazioni è di navigare in modo etico, senza fare nulla di compromettente, e di porre maggior attenzione agli aspetti della privacy ed alla protezione delle informazioni e dei dati sensibili proposti dalle aziende del settore.
Ultima cosa da dire, spesso sottovalutata, è che almeno le grandi corporation digitali come Google, Facebook, Twitter e altri, hanno grandi capacità nel proteggersi da attacchi informatici, invece molto meno le istituzioni nostrane, come descritto in questo articolo: gravi falle di sicurezza sui nostri dati personali.
Infine, un altro interessante articolo per cercare di difendervi da questa massa di dati personali digitali sparsi per il web: informazioni personali da non condividere online.