Sarahah è l’applicazione che da qualche tempo a questa parte sta facendo parlare molto di sé anche in Italia. Presentata ufficialmente nel 2016, in un anno l’app di messaggistica ha raggiunto i tredici milioni di utenti ed è divenuta popolare anche nel nostro Paese, soprattutto grazie alla condivisione sui social da parte degli utenti che avevano già scaricato l’app…
Cosa è Sarahah
Il nome Sarahah deriva da una parola araba, che significa letteralmente onestà. Il nome del servizio è esplicativo dell’idea di partenza degli sviluppatori: creare uno strumento di messaggistica che permettesse a tutti di esprimersi in piena onestà, sfruttando l’anonimato offerto dallo stesso strumento.
L’obiettivo iniziale era consentire ai lavoratori in Medio Oriente di condividere pareri sui loro datori di lavoro, senza temere alcuna ripercussione, non potendo essere i messaggi riferiti al loro autore. Questo strumento di messaggistica anonima, presentato prima come servizio web e poi trasformato in applicazione per iOS e per Android, è riuscito a farsi rapidamente strada e a diventare popolare a livello internazionale nel giro di un solo anno.
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Il successo dell’applicazione è dovuto a molteplici fattori, fra i quali bisogna includere anche il passaparola digitale. Per quanto concerne i meriti intrinseci, gli elementi principali sono la semplicità di utilizzo e la rapidità con cui si può entrare in contatto con chi si desidera, mantenendo il pieno anonimato.
L’anonimato è sempre un’arma a doppio taglio: se da un lato consente agli utenti di esprimersi in piena onestà, perseguendo l’obiettivo dell’applicazione, dall’altro la possibilità di scrivere senza che i messaggi vengano ricondotti all’autore potrebbe spingere a pubblicare e condividere messaggi offensivi e potrebbe alimentare il fenomeno del cyberbullismo.
Come funziona Sarahah
Dopo aver capito cos’è Sarahah e come è nata questa applicazione di messaggistica anonima, vediamo in dettaglio come funziona Sarahah e come sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità.
Il primo passaggio da compiere è scaricare gratuitamente l’app dall’App Store per iOS o dal Play Store per Android. Terminata l’installazione, si procede con la registrazione al servizio, importante per la scelta del nome utente, da cui deriverà poi il link da condividere per essere contattati.
Ad ogni utente, infatti, viene assegnato un link personale. Tutti quelli a conoscenza del link hanno la possibilità di visitare il profilo utente e di lasciare commenti in completo anonimato, anche se non dispongono di un proprio account su Sarahah. Gli utenti che condividono il loro profilo, offrendo l’opportunità agli altri di lasciare messaggi anonimi, possono mettere tra i preferiti i post che desiderano, per salvarli ed averli sempre a portata di tap.
Sarahah incita al cyberbullismo?
L’anonimato, elemento fondante di questa app di messaggistica, è anche il suo principale punto critico, perché sono fin troppi i messaggi con critiche inappropriate o apertamente offensivi: le critiche dovrebbero essere costruttive, ma spesso non lo sono affatto. Il fondatore Zain al Abidin Tawfiq ha rassicurato i suoi utenti spiegando che il problema del cyberbullismo è già stato preso in considerazione dal suo team e che nei prossimi mesi saranno rilasciati aggiornamenti che andranno ad introdurre nuovi strumenti per contrastare i messaggi offensivi e con critiche gratuite e non costruttive.
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Oltre che alle funzioni contro il cyberbullismo, il team di sviluppatori sta lavorando anche ad altre novità che potrebbero migliorare l’esperienza utente. Ora che l’applicazione ha raggiunto una popolarità internazionale, è importante lavorare per soddisfare le esigenze degli iscritti e continuare a far crescere un progetto che potrebbe affermarsi fra le migliori app degli ultimi anni.
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Tornando a questa ennesima app anonima, le varie novità che gli sviluppatori potrebbero introdurre in un futuro non troppo lontano rientra il feed, già conosciuto in tutte le altre applicazioni social, con il quale gli utenti potranno vedere i messaggi inviati da specifici iscritti.
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