Esaminiamo con calma lo scandalo dei dati Facebook utilizzati in modo improprio e vediamo perché il problema è davvero grosso, che va oltre a questo scandalo, ben oltre. Una cosa è certa: è una vicenda che potrebbe avere una escalation giudiziaria imprevedibile…
Un breve vademecum, un riassunto semplificato su ciò che è successo in questi giorni nello scandalo Facebook e i dati di 50 milioni di utenti. Perché è così grave? Soprattutto, cosa potrebbe accadere ora? Siamo noi utenti ad essere incoscienti, ingenui o incapaci? Anche noi qualche colpa l’abbiamo.
Cosa è successo esattamente nello scandalo Facebook-Analytica?
Il tutto parte da due giornali, Observer e New York Times, che hanno rivelato l’utilizzo, senza alcuna autorizzazione, di una enorme quantità di dati provenienti dai database di Facebook. La società, esterna a Facebook, denominata Cambridge Analytica opera nel campo delle consulenze politiche.
L’analisi dei dati è stata fatta tramite una meticolosa profilazione di 50 milioni di utenti statunitensi vendendo poi il tutto ai propri clienti.
Tecnicamente non si può definire uno spionaggio o intrusione hacker poiché la società incriminata ha legalmente acquistato i dati da un’app, Thisisyourdigitallife, a cui gli utenti li avevano ceduti per poter accedere e giocare. Il problema principale è che le condizioni di servizio di Facebook vietano (almeno ufficialmente) la compravendita di quei dati particolari tra app e società di consulenza (ancor peggio con clientela politica).
La gravità aumenta ancor più visto che la «talpa», informatore dei due quotidiani, ha rivelato che Facebook era a conoscenza di questo uso improprio da almeno due anni, ma i vertici del social network non avrebbero fatto nulla per impedirlo.
Cosa c’entra Trump nello scandalo dei dati Facebook?
Robert Mercer è stato uno dei più importanti donatori della campagna elettorale di Trump, versò 15 milioni a Cambridge Analytica per dare vita a uno strumento di profilazione degli elettori.
Stephen Bannon, ex consigliere di Trump alla Casa Bianca, era stato vicepresidente di Cambridge Analytica e proprio questa società di informatica fu assoldata dalla campagna elettorale del tycoon (guidata da Bannon).
Le dimensioni della profilazione dei 50 milioni di utenti statunitensi e dell’utilizzo esatto fatto dal team di Trump, non sono al momento chiare.
Secondo l’Observer, Cambridge Analytica è stata utilizzata anche nella campagna per far uscire la Gran Bretagna dall’Ue. L’ormai arci-nota Brexit.
Perché il social network Facebook è crollato in Borsa?
Facebook è la piattaforma responsabile con cui è stato possibile raccogliere i dati. Circa 270 mila utenti hanno scaricato l’app Thisisyourdigitallife utilizzando le proprie credenziali d’accesso a Facebook per utilizzarla. In questo modo l’app ha avuto accesso anche ai loro 50 milioni di amici,
che essendosi iscritti a Facebook prima del 2014, hanno accettato che i loro dati potessero essere catalogati da app terze. In nessun caso, però, i dati raccolti potevano poi essere venduti, come invece è accaduto.
Facebook sapeva cosa stava accadendo (sembra), ma non è intervenuto a far rispettare i propositi legali che essa stessa aveva illustrato ai propri utenti.
Mark Zuckerberg, quindi, ha parecchie cose da chiarire. Nel caso Facebook fosse davvero a conoscenza, come afferma l’informatore, sarebbe una colpa molto grave, potrebbero esserci delle conseguenze talmente grandi da incriminare Mark Zuckerberg. Inoltre occorre considerare che tutto il business di Facebook si base sulla fiducia degli utilizzatori nei confronti di questo social network.
Per ora sembra nella tempesta solo il capo della sicurezza Alex
Stamos, ma è difficile che i vertici non sapessero. Tutto sommato i miliardi di capitalizzazione persi in questi due giorni sono poca cosa in confronto all’uragano giudiziario che potrebbe arrivare.
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