Ormai molti di noi lo sanno: i motori di ricerca che utilizziamo ogni giorno effettuano delle vere e proprie profilazioni di identità durante l’utilizzo. La privacy è legalmente rispettata con gli avvisi che appaiono nelle varie pagine, ma ciò non toglie che tonnellate di nostri dati vengano stipati su migliaia di server (esteri) e poi utilizzati all’occorrenza, soprattutto in campo pubblicitario. La sorpresa ora è il nuovo motore di ricerca Qwant…
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La differenza nella raccolta dati rispetto a Google è evidente: “Qwant anonimizza ogni indirizzo IP e agent ID: non vogliamo far soldi con i dati altrui non è il nostro business”.
Qwant è nato in Francia nel 2011, dapprima quasi come un semplice esperimento tecnico e poi è diventato operativo nel 2013, estendendo successivamente il suo mercato anche in Germania; da poche settimane è sbarcato in Italia e non le manda certo a dire: il problema della raccolta dati degli utenti impatta troppo pesantemente sulla privacy e sull’etica delle libertà personali. Indubbiamente cercare di contrastare Google sembra davvero una “mission impossibile”, ma Qwant sembra aver le idee chiare sul fatto che Big G ha ormai perso da tempo la sua missione etica “don’t be evil” (non essere malvagio). Nei prossimi giorni un video pubblicitario, che girerà sulle tv nazionali, mostrerà queste significative differenze tra Google e Qwant.
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Qwant è interamente europeo
Qwant è la risposta europea a Google, infatti questo motore di ricerca è integralmente ospitato in server europei e risponde al 100% alla normativa del nostro continente sul rispetto della privacy. Invece, recentemente abbiamo visto, che la stessa cosa non possono dire le grandi piattaforme statunitense viste le indagini, multe e sentenze che hanno coinvolto i big player di Internet sia in materia fiscale sia sulla privacy.
Inoltre, molto importante, Qwant ha una politica interna di non mostrare risultati di ricerca in base alle precedenti profilazioni lasciando libertà alla pluralità delle opinioni: “Noi non profiliamo gli utenti e proponiamo a tutti gli stessi risultati; altri motori di ricerca tendono invece a fornire dati e contenuti in base alla profilazione”. Per essere più chiari: le ricerche che tutti noi effettuiamo non sono “libere”, i risultati sono spesso legati a come il motore di ricerca ci identifica da precedenti profilazioni.
L’alimentazione finanziaria di Qwant
Come farà allora Qwant a guadagnare e sorreggersi da solo in questa aspra competizione? L’azienda tendenzialmente avrebbe tre linee di ricavi: inserzioni sponsorizzate, chiaramente distinguibili dalle altre; un canale di shopping; e marketplace di musica e giochi. Esclusa la pubblicità a target (che viene visualizzata seguendo precedenti profilazioni).
Ad esempio anche nel campo delle applicazioni di intelligenza artificiale, secondo i responsabili di Qwant, ci sono due modi per utilizzare l’intelligenza artificiale: completare l’umano per migliorare la qualità di vita oppure sostituirci a noi e decidere per noi cosa vogliamo. “Noi lavoriamo per completare l’essere umano, la seconda strategia è fastidiosa e anche pericolosa, ad esempio è il caso di dati personali che vengono inviati all’assicurazione che, mentre cercate sul motore di ricerca, potrebbe negarvi una copertura sulla salute”.
Sono indubbiamente osservazioni giuste e comprensibili, ma davvero gli utenti sono già pronti e recepire questi discorsi? Non sono informazioni troppo tecniche? E soprattutto sarà sufficiente l’eticità di Qwant per scalfire la fiducia degli italiani in Google e nei suoi innumerevoli servizi gratuiti?
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Ai posteri l’ardua sentenza, intanto fate un salto anche voi sull’interfaccia di Qwant per provare qualche ricerca. La pagina si presenta bene, pulita ed innovativa. Provatela!
Link: Qwant motore di ricerca europeo
È possibile effettuare delle ricerche vocali tipo Siri o Cortana? Grazie
No Qwant non dispone di software tipo Siri o Cortona…