Un mondo senza più Chip

Cina-USA: la guerra dei chip infiamma il mondo tech

Immagina un mondo senza smartphone, computer o auto a guida autonoma. È questo lo scenario che si prospetta con l’ultima mossa della Cina nella guerra dei chip: bloccare l’export di materiali cruciali verso gli Stati Uniti.

La decisione, annunciata dal Ministero del Commercio cinese, riguarda elementi fondamentali per l’industria dei semiconduttori:

  • il gallio, utilizzato nei circuiti integrati ad alta frequenza, nei LED e nelle celle solari. È un metallo fragile, di colore argenteo con una bassa tossicità. La Cina è il principale produttore mondiale di gallio, con una quota di mercato stimata intorno al 95%. Il prezzo del gallio si aggira intorno ai 330 dollari al chilogrammo. La sua elevata mobilità elettronica lo rende ideale per la creazione di chip ad alta velocità.
  • l’antimonio, fondamentale per i diodi e i transistor. È un metalloide fragile, di colore argenteo con una struttura cristallina. La Cina è anche il principale produttore di antimonio, con circa il 70% della produzione mondiale. Il prezzo dell’antimonio è di circa 8.200 dollari per tonnellata metrica. Le sue proprietà di resistenza al fuoco lo rendono essenziale per la produzione di ritardanti di fiamma nei componenti elettronici.
  • il germanio, impiegato nei sensori a infrarossi e nelle celle fotovoltaiche. È un metalloide duro, di colore bianco-grigiastro con proprietà semiconduttrici. La Cina domina anche la produzione di germanio, con una quota di mercato di circa il 60%. Il prezzo del germanio è di circa 1.900 dollari al chilogrammo. La sua elevata mobilità dei portatori di carica lo rende ideale per l’utilizzo in dispositivi ad alta frequenza e nei sensori.

Alternative e Ricerca

La scarsità e l’importanza strategica di questi materiali hanno spinto la ricerca verso possibili alternative, sebbene siano spesso più costose o non ancora completamente sperimentate su larga scala.

  • Gallio: Alcuni composti come l’arseniuro di gallio (GaAs) e il nitruro di gallio (GaN) mostrano promettenti proprietà semiconduttrici, ma presentano sfide nella produzione di massa e costi più elevati.
  • Antimonio: Potrebbe essere sostituito in alcune applicazioni da altri ritardanti di fiamma a base di fosforo o bromo, ma questi potrebbero avere un impatto ambientale maggiore o prestazioni inferiori.
  • Germanio: Il silicio-germanio (SiGe) è un’alternativa interessante per dispositivi ad alta frequenza, ma la sua produzione è più complessa e costosa rispetto al germanio puro.

La ricerca in corso si concentra su nuovi materiali e tecnologie per ridurre la dipendenza da questi metalli critici. L’obiettivo è garantire la produzione di chip e dispositivi elettronici anche in caso di restrizioni commerciali o scarsità di risorse.

Riciclo dei componenti preziosi nei Chip

Il riciclo dei chip e il recupero dei metalli preziosi in essi contenuti rappresentano una possibile soluzione per affrontare la scarsità di risorse e ridurre l’impatto ambientale dell’industria elettronica. Attualmente, diverse aziende e centri di ricerca stanno sviluppando tecnologie innovative per il recupero di gallio, antimonio e germanio dai vecchi chip.

Questi processi di riciclo, sebbene ancora in fase di sviluppo e ottimizzazione, potrebbero contribuire a creare una filiera più sostenibile per l’industria dei semiconduttori, riducendo la dipendenza dalle materie prime e limitando la produzione di rifiuti elettronici.

  • Giappone: Il Giappone è un pioniere nel riciclo dei rifiuti elettronici e ha una lunga tradizione di recupero di metalli preziosi. Diverse aziende giapponesi stanno investendo in tecnologie avanzate per il riciclo dei chip, con l’obiettivo di recuperare non solo gallio, antimonio e germanio, ma anche altri metalli come oro, argento e rame.
  • Belgio: L’Università di Leuven, in Belgio, è all’avanguardia nella ricerca sul riciclo dei chip. I ricercatori hanno sviluppato un processo innovativo che utilizza una soluzione acida per estrarre i metalli preziosi dai chip in modo selettivo e con un basso impatto ambientale.
  • Germania: La Germania è un altro paese leader nel riciclo dei rifiuti elettronici. Diverse aziende tedesche stanno sviluppando tecnologie per il riciclo dei chip, con un focus sulla sostenibilità e l’efficienza energetica.
  • Stati Uniti: Negli Stati Uniti, diverse università e aziende stanno investendo nella ricerca sul riciclo dei chip. Un esempio è il progetto “Critical Materials Institute” del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che si concentra sullo sviluppo di tecnologie per il recupero di materiali critici, inclusi quelli presenti nei chip.

Oltre a queste nazioni, anche altri paesi come la Corea del Sud, Taiwan e l’Australia stanno mostrando un crescente interesse per il riciclo dei chip. L’Unione Europea, inoltre, sta promuovendo iniziative per incentivare il riciclo dei rifiuti elettronici e il recupero di materie prime critiche.

Biden serra la morsa sui chip. La Cina risponde alzando la posta.

E’ comunque una guerra commerciale senza esclusione di colpi, che rischia di far saltare l’intero sistema.

L’obiettivo degli Stati Uniti è chiaro: limitare l’accesso del Dragone a tecnologie avanzate, essenziali per lo sviluppo di settori strategici come l’intelligenza artificiale, il supercalcolo e le applicazioni militari.

Ma la Cina non ci sta. Con questa mossa a sorpresa, dimostra la sua volontà di usare tutte le leve a sua disposizione per difendere i propri interessi e rafforzare la propria posizione nel settore tecnologico globale.

Prepariamoci a prezzi alle stelle per smartphone e PC. Ma non solo: l’innovazione tecnologica potrebbe subire un brusco rallentamento, con conseguenze imprevedibili per settori come l’intelligenza artificiale e la medicina.

La guerra dei chip si inserisce in un contesto di crescente tensione tra le due superpotenze. Le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti si sono intensificate negli ultimi anni, con l’imposizione di dazi e tariffe doganali su una vasta gamma di prodotti.

Cosa accadrà con la scarsità di nuovi chip?

Un numero molto inferiore di nuovi chip potrebbe avere conseguenze significative su diversi settori, tra cui:

  • Elettronica di consumo: Potrebbe verificarsi una carenza di smartphone, computer, tablet e altri dispositivi elettronici, con conseguente aumento dei prezzi e rallentamento dell’innovazione.
  • Automotive: La produzione di automobili potrebbe essere rallentata o addirittura interrotta a causa della mancanza di chip necessari per i sistemi di controllo elettronico, i sistemi di infotainment e i sensori.
  • Industria: La produzione industriale potrebbe essere influenzata dalla mancanza di chip per macchinari e robot, con conseguente riduzione della produttività e aumento dei costi.
  • Sanità: La carenza di chip potrebbe avere un impatto sulla produzione di dispositivi medici e apparecchiature diagnostiche, con possibili conseguenze sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
  • Difesa: La produzione di sistemi d’arma e altre tecnologie militari potrebbe essere compromessa dalla mancanza di chip, con possibili implicazioni per la sicurezza nazionale.

Inoltre, una scarsità di chip potrebbe avere un impatto sull’economia globale, rallentando la crescita e provocando instabilità finanziaria.

La rivalità tra i due Paesi si estende ormai a diversi settori

Dall’acciaio all’energia, fino alla tecnologia. La Cina, in particolare, sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle tecnologie straniere e di sviluppare un’industria nazionale dei semiconduttori.

Nel frattempo, il presidente eletto degli Stati Uniti ha annunciato che bloccherà l’acquisizione della società americana US Steel da parte del colosso giapponese Nippon Steel. Questa decisione potrebbe complicare ulteriormente i rapporti tra Stati Uniti e Cina.

La guerra dei chip è solo l’ultimo capitolo di una sfida globale tra Cina e Stati Uniti, con implicazioni che vanno ben oltre il settore tecnologico.

Chi vincerà questa guerra tecnologica? E a quale prezzo?

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