il post poi rimosso su Twitter
Il video dell’attentato in Nuova Zelanda è stato trasmesso in diretta Facebook.
Oltre alla tragedia di 49 morti e parecchi feriti, ci si pone una domanda importante: quanto sono responsabili i social network della testimonianza e diffusione della violenza?
L’attentato alle Moschee in Nuova Zelanda, oltre a portare orrore e tristezza per la morte di tanti innocenti, porta di nuovo alla ribalta su quanto incidano i social network in situazioni così terribili.
A pochi sarà sfuggito che uno degli attentatori ha girato un video in diretta dell’attentato, un video che dura circa 17 minuti, poi successivamente censurato dal social network e dalle Tv, ma che in molti hanno potuto vedere.
La censura preventiva su Facebook è attuabile?
La domanda principale è questa: non è che i social-network ormai ci sono sfuggiti di mano? Prima che i responsabili del social network si accorgessero di cosa stava accadendo sono trascorsi interminabili minuti mentre la diretta video dello strage era trasmessa in tutto il Mondo.
Le dimensioni di Facebook, oltre 2 miliardi di iscritti, sono talmente enormi che è impossibile agire in modo istantaneo, sia da parte di algoritmi che da parte di controllori umani.
Il live del video della strage in Nuova Zelanda non è più disponibile, ma ora sta circolando per altre vie. Sono stati gli stessi utenti del social network ad avvertire Facebook delle terribili immagini ancora presenti sui server del social in blu.
Rimosso in ritardo il video della strage
Sono occorse alcune ore prima che un portavoce di Facebook comunicasse che il video della strage era stato rimosso, ma ormai il danno era già stato fatto.
Una brutta situazione davvero, pubblichiamo solo il video della parte iniziale (pochi secondi) senza immagini cruenti, con l’arrivo dell’attentatore. Sembra quasi un film, pazzesco.
Nel frattempo anche gli account Facebook e Instagram degli attentatori alle moschee sono stati disabilitati.