Google traccia gli utenti con smartphone e tablet Android anche se la localizzazione viene spenta dall’utente. Qualcuno aveva avanzato dei sospetti i mesi scorsi, ma adesso escono le prove e Google, messa alle strette, ammette che è proprio così.
L’importante rivista digitale Quartz ha lanciato il monito alcune settimane fa: tutti gli smartphone con il sistema operativo di proprietà Android registrano i dati sulla localizzazione del dispositivo anche se la funzione non è attiva. Per questa procedura non viene utilizzata alcuna app e funziona anche senza Sim inserita, Google ha confermato. In pratica: Android traccia gli utenti anche se non vuoi.
Molti noi, attenti alla privacy, spegniamo la geolocalizzazione: disattivare questa funzione ci dà una certa sicurezza sul fatto che i nostri spostamenti non andranno a “rifornire” gli immensi database sui cloud con i nostri spostamenti.
Invece si è scoperto che non è proprio così: almeno per chi ha uno smartphone Android, circa l’80% della popolazione mondiale. In realtà ora si sa che comunque la posizione è tracciabile sia che il servizio sia spento, sia quando non si sta utilizzando alcuna app, la localizzazione è indipendente dalla schedina Sim, quindi non occorre che sia presente per essere tracciati nei nostri spostamenti quotidiani (pensiamo ad esempio a quei tablet Android senza Sim). La rivelazione è arrivata dall’importante sito Quartz: basta una qualsiasi connessione ad Internet anche Wi-Fi ed il device Android invia automaticamente i dati direttamente negli enormi database di Google.
Google conferma la geolocalizzazione continua su Android
Sembrerebbe che questa pratica sia iniziata recentemente, dall’inizio del 2017, tutti i dispositivi Android (smartphone o tablet) immagazzinano continuamente gli indirizzi visitati dagli utenti (pur con la geolocalizzazione spenta) ed invia i dati a Google. Praticamente ogni nostro movimento può essere ricostruito senza problemi (avendo in tasca uno smartphone Android), Google ha subito spiegato che tutto ciò è necessario per la gestione delle notifiche e i messaggi. Nel dettaglio, però, Mountain View non ha chiarito come questo continuo “pedinamento” elettronico possa essere utile a migliorare il servizio di messaggistica.
Dopo la prima ammissione, Google ha comunque aggiunto, ufficialmente, che in realtà tutti questi dati non sono mai stati registrati in database e che, per assicurare la privacy dei propri utenti, entro la fine di novembre disabiliterà la memorizzazione delle celle.
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Informazioni preziose per la pubblicità target
Tutto sommato Google non è al di fuori delle regole che ha scritto per i propri utenti nell’utilizzo dei servizi che eroga. Infatti la policy della privacy di Big G è abbastanza chiara: “Nell’utilizzo dei servizi di Google, potremmo raccogliere e processare informazioni riguardo la tua localizzazione tramite indirizzi IP, il Gps e altri sensori che potrebbero, ad esempio, fornire a Google dati sui dispositivi vicini a te, wifi e ripetitori”. Su una cosa Google è categorica: i dati raccolti non verranno mai utilizzati per scopi diversi se non per migliorare le prestazioni del dispositivo.
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Allo stesso tempo però, i movimenti di un consumatore sono davvero preziosi, il valore commerciale di questi dati è parecchio goloso. Facciamo un esempio: viene immagazzinato il dato che frequentate spesso un negozio di animali, di conseguenza sul vostro telefono, durante la normale navigazione in Internet, potrebbero apparire molte più pubblicità sul cibo per animali, gadget per animali e cura. E’ evidente che una pubblicità così targhetizzata avrebbe un valore notevole poiché sarebbe molto più “centrata” e la percentuale di acquisto o interesse aumenterebbe notevolmente. Tutto sui famosi Big Data.
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