OneCoin, un nome che assomiglia parecchio al celebre BitCoin: quest’ultima sì una vera una moneta virtuale con un valore, scambi certificati e che potete convertire in Euro in qualsiasi momento. OneCoin invece sembra un business per pochi, una valuta digitale che non pare proprio basata su solide fondamenta, anzi…
Da un po’ di tempo si stanno propagando in tutta Italia dei meeting, gremiti, in cui si esalta il valore di una nuova moneta virtuale l’OneCoin. Ormai sono migliaia di incontri in tutto il Mondo che si susseguono con testimonianze “miracolose” di persone che hanno investito nell’OneCoin ed hanno visto centuplicarsi i propri guadagni. C’è chi aveva una misera pensione di alcune centinaia di euro al mese e improvvisamente cominciare a guadagnare oltre 20 mila euro al mese, chi addirittura giura di incassare oltre 50 mila euro al mese. In realtà l’unico intento degli organizzatori di questi meeting è solo uno: far aderire più gente possibile a questo “progetto”.
L’enorme differenza tra un BitCoin e OneCoin
La valuta virtuale OneCoin, in realtà, avrebbe due gravi difetti per una moneta digitale: assenza di un codice opensource e di una vera blockchain aperta (praticamente si intende un database pubblico che registra automaticamente tutte le transazioni effettuate). La mancanza di queste due fondamentali condizioni renderebbe “privata” e non pubblica la gestione, il valore e qualsiasi transazione di questa moneta virtuale. In pratica i gestori della OneCoin Ltd possono controllare direttamente le transazioni degli utenti e gonfiare o limitare il prezzo di questa valuta, a proprio piacimento.
Altra cosa fondamentale è che OneCoin non ha alcun possibilità di conversione in altre cripto-monete, né scambiato (se non all’interno del circuito dei partecipanti), né speso in qualsiasi forma. Acquistare OneCoin significa tenerli in “cassa” a tempo indeterminato, finchè la società OneCoin Ltd concederà a tutti la disponibilità alla vendita o conversione in valuta corrente. Non esiste alcuna data certa, quindi anche se il valore degli OneCoin continuerà a salire e tutti si sentiranno ricchi, in realtà non c’è alcuna certezza che si potranno mai incassare soldi reali per questa valuta virtuale.
OneCoin è il solito schema Ponzi?
Non ci sono certezze in questo senso, solo dei sospetti. Nonostante gli esperti continuino a mettere in guardia gli eventuali investitori degli OneCoin, ormai centinaia di migliaia di utenti in tutto il Mondo hanno comprato degli OneCoin e gli stessi acquirenti consigliano parenti ed amici a fare altrettanto. L’Autorità Garante per della Concorrenza e del Mercato, a fine 2016, ha intimato alla One Network Services Ltd, responsabile per la vendita della cripto-moneta in Italia, di cessare immediatamente la commercializzazione di questa moneta. “Pratiche commerciali scorrette che consistono nel fornire una rappresentazione incompleta, poco trasparente e non veritiera in merito” è questa una delle lapidarie frasi dell’autorità presentando il proprio intervento.
Una schema ben preciso e sospetto
Il Garante ha scritto che “indubbiamente gli introiti maggiori derivanti dalla OneCoin sono proprio la conseguenza dall’attività promossa di professionisti che consigliano l’acquisto, il pagamento di quote versate dai consumatori e dall’obbligo degli utenti di coinvolgere altri consumatori per ottenere dei guadagni. I ricavi sono davvero considerevoli soprattutto per la società One Network Services Ltd.; tutte queste modalità assomigliano decisamente alle classiche vendite piramidali”.
OneCoin attualmente sta subendo indagini aperte in Norvegia, Germania, Finlandia, Ungheria, Australia, Cina e Colombia. Le Autorità Garanti Svedesi e la Polizia Londinese “consigliano vivamente” di evitare ogni rapporto economico. In Belgio l’ex deputato Laurent Louis, attivo sostenitore di OneCoin, è sotto inchiesta per truffa e violazione delle norme anti-riciclaggio.
Nonostante tutto questo, in Italia il problema sembra che sia stato sottovalutato, promotori continuano a promettere guadagni stratosferici solo con un iniziale “investimento” di 130 euro. Investendo 12.500 è “assicurato” un ritorno di oltre 850 mila euro in due anni.
Attenzione: è proprio nell’aumento di valore dell’OneCoin che si nasconde l’insidia, mentre la società OneCoin Ltd incassa continuamente soldi reali, i consumatori vedono sì aumentare a dismisura il loro investimento iniziale, ma solo nella valuta OneCoin che attualmente, lo ricordiamo, non può essere convertita in alcun modo.
Ruja Ignatova è la fondatrice di OneCoin, un dottorato a Oxford, una laurea in Economia all’Università di Costanza e un passato in McKinsey, ma che ha anche ricevuto una condanna per truffa ricevuta in Germania. Un suo collaboratore è Sebastian Greenwood, già coinvolto in un’altra storia di multi level marketing finita molto male.
I soldi, quelli veri, incassati dai compratori, prima di perderne le tracce, sono transitati su conti di banche tedesche, Singapore, Hong Kong, Cipro e Tanzania. Non il massimo della trasparenza, diremmo.
Il consiglio è sempre lo stesso: i miracoli non esistono. Nel caso vogliate davvero provare ad acquistare una moneta virtuale, che abbia almeno delle fondamenta, potete leggere l’articolo alternativa ai Bitcoin con Ethereum. Il rischio sarà sempre alto, ma non fatevi ingannare da altri acquisti senza senso.