Ormai la fantascienza sta diventando realtà con le nuove tecnologie: quante volte abbiamo visto nei film traduttori vocali universali… beh, Google ci sta arrivando e il suo prodotto è già in commercio!
Funzionamento pratico delle Google Pixel Buds
Il funzionamento è davvero semplice ed intuitivo: una persona parla nella propria lingua e l’apparecchio traduce; l’interlocutore ascolta quello che viene detto in un’altra lingua, ma tradotto in tempo reale nella propria.
Sotto potrete vedere un video ufficiale di presentazione sull’uso pratico di queste speciali cuffie, questo traduttore vocale in tempo reale è stato presentato da Google in contemporanea ai nuovi smartphone Pixel 2. Nonostante sia una vera rivoluzione, le Pixel Buds sono passate un po’ sotto silenzio, a prima vista sono praticamente delle cuffie bluetooth anonime, un cavo le tiene insieme. Pochi semplici tocchi servono ad avviare l’assistente di Google e, sfruttando l’intelligenza artificiale, riescono a comprendere ciò che si dice traducendo intere frasi di senso compiuto in ben 40 lingue (ma stanno lavorando per aggiungerne altre). In pratica, parlando in italiano, dallo speaker dello smartphone Pixel 2 una voce sintetica (comprensibile) tradurrà quello che diciamo nella lingua scelta, e lo stesso in senso inverso. Il periodo di latenza per la traduzione automatica può essere di circa 2 secondi, tutto sommato abbastanza veloce per avere un minimo di conversazione fluida.
Il cuore è nei server di Google
Il costo delle cuffie traduttrici Pixel Buds è intorno ai 159 dollari negli Stati Uniti, l’unico problema è che per ora funzionano solo con i nuovi smartphone di Google Pixel 2, ma sicuramente ben presto saranno compatibili con molti smartphone Android e anche con l’iPhone. Infatti la marca del telefono fa poca differenza: i dati sono inviati tramite Internet ai server di Mountain View, che traducono il testo usando le stesse reti neurali utilizzate per Google Translate sul web.
Naturalmente qui si apre il solito problema della privacy: tutto ormai passa attraverso i server di Google, da Gmail alla ricerche su Google. A questo punto anche le nostre conversazioni tradotte potranno essere archiviate sui server di Google e da questo estrapolare molteplici informazioni da utilizzare poi in campo pubblicitario. Il problema è che, appunto, il microfono dei nuovi Pixel è sempre all’ascolto, in ogni momento sarà in grado di riconoscere anche rumori di fondo (altre conversazioni o musica). I responsabili di Mountain View hanno già affermato che la privacy sarà rispettata al massimo e non tutto verrà trasmesso ai server di Google. Possiamo fidarci?
Ad ogni modo si aprono incredibili scenari sulla comunicazione tra lingue diverse, non dimentichiamo che Google è impegnato ogni giorno a migliorare il proprio Google translate e tra pochi anni la qualità delle traduzioni automatiche diventerà, probabilmente, di grande utilizzo.