La notizia è di qualche settimana fa, per ultimo è caduta WhatsApp. La chat web più famosa al Mondo con oltre 1 miliardo di iscritti è stata censurata dal governo cinese, ma non è la sola applicazione ad essere stata silenziata…
Come noi tutti sappiamo la Cina non tradisce di certo le sue antiche tradizioni, soprattutto nel campo della censura. Siti Web che eludono i controlli del governo vengono immancabilmente resi indisponibili in tutta la Cina. In passato sono già cadute delle “teste” importanti come Wikipedia, Twitter e molti dei servizi Google non più fruibili in questa nazione a causa di una poderosa censura informatica.
Social bloccati in Cina
WhatsApp era l’ultima app, tra i prodotti catalogati Facebook, ancora disponibile nella Cina continentale. Facebook addirittura venne bloccato in Cina già dal 2009, Instagram è seguito subito a ruota.
Già da Luglio, in Cina, WhatsApp aveva cominciato a funzionare a singhiozzo con video-chiamate e chiamate semplici impossibili da effettuare, blocco degli scambi di file come documenti e foto, cassati anche i file audio e video. Rimaneva ancora funzionante la semplice chat testuale, ma era ovvio che ormai fosse solo questione di tempo.
Blocco totale di WhatsApp dai primi di Ottobre
Il nuovo blocco ha interessato improvvisamente un grosso numero di utenti sin da fine Settembre, poi man mano il blocco su WhatsApp si è rapidamente esteso a tutta la Cina. Praticamente inutilizzabili qualsiasi servizio di WhatsApp, compreso la messaggistica testuale, rendendo l’app “morta”.
Secondo il governo cinese, questa app non può funzionare in Cina per la crittografia dei messaggi inviati e ricevuti rendendo impossibile ogni controllo del governo.
Ora i social, tranne che in casi particolari, sono bloccati in Cina tramite il loro Great Firewall.
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Dubbi e motivi reali per la censura di WhatsApp
Il blocco di WhatsApp ha obbligato gli utenti a migrare verso WeChat, un servizio di messaggistica alternativo molto popolare in Oriente e conosciuto anche da noi in occidente. Questa applicazione è controllata da una società cinese, la Tencent. In passato questa azienda non si è fatta remore di fornire informazioni e dati sensibili dei propri utenti al governo cinese. Una grave violazione della privacy, ma che in Cina sembra quasi la norma.
Quel che angoscia è che, soprattutto nei prossimi anni, vedremo sempre più uno scontro tra libertà sulla rete e libertà nella vita reale. La Cina potrebbe non essere l’unica nazione ad impedire l’utilizzo di app che non può controllare.
Ad ogni modo, anche in Cina, i dissidenti o oppositori politici utilizzano altri sistemi per nascondersi al governo. Uno di questi è: Tails il sistema operativo anonimo.
A quando la censura anche sui Bitcoin? Questa moneta digitale potrebbe un giorno minacciare il monopolio delle banche.
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